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In caso divorzio quando la moglie può ritenersi economicamente autosufficiente?

In caso divorzio quando la moglie può ritenersi economicamente autosufficiente?

Come noto, dopo il divorzio, all’ex moglie non spetta più l’assegno di mantenimento se è autonoma e autosufficiente, a prescindere dal tenore di vita di cui ha goduto quando era ancora sposata, salvo che non provi di avere contribuito alla formazione del patrimonio familiare o dell’altro coniuge, rinunciando ad esempio ad offerte di lavoro od a certo tipi in carriera. Secondo il Tribunale di Milano in caso di divorzio è autosufficiente la donna che riesce a procurarsi almeno mille euro al mese. La Cassazione ha però messo in guardia: nessun automatismo nella determinazione dell’indipendenza economica, bisogna valutare le situazioni concrete e reali. Tale parametro va valutato nell’ambito della causa di divorzio con la «necessaria elasticità e la considerazione dei bisogni del richiedente l’assegno, considerato come persona singola e non come ex coniuge, ma pur sempre inserita nel contesto sciale». La moglie che divorzia è autosufficiente – e come tale non può accampare pretese economiche – quando ricorrono uno dei seguenti fattori:

  1. il possesso di redditi di lavoro autonomo o dipendente; così ad esempio, se la moglie ha un contratto part time di 400 euro al mese e il marito guadagna 5mila euro al mese, il giudice del divorzio potrebbe obbligare quest’ultimo a versare alla moglie solo 600 euro al mese e non già – come sarebbe successo con le vecchie regole – qualche migliaio. Infatti in base agli ultimi interventi in materia divorzio la ricchezza non va più “divisa” tra gli ex coniugi e la moglie può dirsi soddisfatta integralmente se ha quel minimo per vivere;
  2. il possesso di altri redditi di natura mobiliare (ad esempio investimenti o quote societarie) o immobiliari (ad esempio l’affitto di fondi rustici o di appartamenti); così il coniuge che percepisce un canone di affitto da un immobile di sua proprietà, dato in locazione, potrebbe non aver diritto al mantenimento se tale importo gli garantisce l’autosufficienza;
  3. le capacità e le possibilità effettive di lavoro personale, in relazione alla salute, all’età, al sesso ed al mercato del lavoro dipendente o autonomo;
  4. la disponibilità di una casa di abitazione: così, se il giudice assegna la casa familiare alla donna e il marito viene costretto ad andare via, il mantenimento viene ridotto in proporzione al risparmio di spesa che da tale situazione l’ex moglie ottiene con il divorzio.

Studio legale Avvocato Massimo Ornato